Glossario e Collegamenti
Mindful Eating
È l’alimentazione consapevole, la capacità di portare piena attenzione e consapevolezza all’esperienza alimentare e al cibo.
La mindful eating ci permette di:
- Dare piena attenzione all’atto del mangiare
- Usare a pieno i 5 sensi per la scelta degli alimenti
- Riconoscere le nostre risposte al cibo senza giudicarle
- Percepire il senso di fame e sazietà, distinguendole da aspetti psicologici
- Diventare consapevoli dei pensieri e delle emozioni associati all’atto del mangiare
- Accettare le emozioni come parte dell’esperienza
- Diventare più consapevoli e padroni delle nostre scelte alimentari
Queste caratteristiche fanno sì che la Mindful Eating abbia una valenza terapeutica, ma anche preventiva e di potenziamento del benessere psicofisico.
È adatto a: .
- Persone affette da sovrappeso
- Tutti quelli che vogliono migliorare il proprio rapporto con il cibo e/o trarre la massima esperienza dall’atto del mangiare
Mindful eating e obesità/sovrappeso - Studi:
- Forman (2013) - Strategie di accettazione associate alle tradizionali strategie per la riduzione del peso, il 64% delle persone che avevano svolto questo programma manteneva i risultati a 6 mesi contro il 43% di chi aveva seguito un programma classico.-
- Sties (2015) - Il gruppo che aveva praticato mindful eating aveva ridotto significativamente l’introito di calorie giornaliere e di grassi rispetto al gruppo di controllo.
- Dalen et al. (2010) - À programma MEAL (mindful eating, meditazione sul corpo e aspetti di educazione alimentare) in 12 settimane riduzione media di 4Kg e riduzione del BMI di 1.3. riduzione della depressione e delle emozioni negative
- Kristeller(2014) - Riduzione degli episodi di binge eating in soggetti sovrappeso e obesi e perdita di peso significativa.ggior controllo dell’attenzione, e a considerare i pensieri come semplici fatti mentali.
Fame emotiva
Mangiare in assenza di consapevolezza, in risposta al disagio.
Per esempio dopo aver avuto una discussione con una persona cara, una giornata molto stressante al lavoro, mentre si sta a casa sentendosi soli ed annoiati, dopo aver provato dei vestiti che non andavano bene e persino dopo un appuntamento che era andato bene (sentirsi eccitati può generare disagio!).
In questi casi, le persone con difficoltà a tollerare le emozioni usano il cibo come strumento per rendere sopportabili quelle sensazioni, utilizzando il cibo come arma consolatoria, spesso pentendosi immediatamente dopo averlo fatto.
Si mangia per non sentire.
Si mangia per non sentire.
Certamente esistono diversi livelli di disagio. Se questo comportamento compromette la qualità della vita e dei rapporti sociali, si parla di disturbi del comportamento alimentare (DCA).
Si tratta di patologie caratterizzate dall’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Vengono suddivise in anoressia nervosa, bulimia nervosa, binge eating disorder e disturbi alimentari atipici (EDNOS). In questi casi è necessario rivolgersi il prima possibile a uno specialista e iniziare la terapia appropriata.
PNL
“Uno dei presupposti della Programmazione Neurolinguistica (PNL) ci dice che ognuno di noi ha dentro di sé tutte le risorse di cui ha bisogno, soltanto che può succedere che non ne sia consapevole.
Che cosa significa questo?
Molte persone possono essere limitate da ciò che pensano di sé stesse, e questo può creare falsi pensieri sulle loro capacità.
Questo presupposto offerto dalla PNL ci rende invece consapevoli che tutti noi possiamo operare profondi cambiamenti nella nostra vita raggiungendo gli obiettivi che ci prefissiamo accedendo alle risorse che abbiamo già a nostra disposizione.
Per fare questo basta richiamare tali risorse nel momento in cui ne abbiamo bisogno.
Tu hai dentro di te tutto ciò che ti serve e forse hai solo bisogno di qualcuno che ti aiuti ad accedervi.
Il cambiamento avviene quando si libera una risorsa appropriata per il contesto che si sta vivendo, o quando si attiva una potenziale risorsa all’interno di un contesto particolare.
In entrambi i casi la mappa del mondo di una persona si arricchisce.
Se quello che stai facendo non sta generando la risposta che desideri, varia il tuo comportamento fino a che non la otterrai.”
Fai clic per scoprire di più sulla Programmazione Neurolinguistica Sistemica.
Cosa sono i livelli di prevenzione?
Nella scienza e nella pratica si distinguono tre livelli di prevenzione, a seconda dello stato di salute delle persone:
La prevenzione primaria
ha lo scopo di evitare le malattie. Serve a creare condizioni di vita favorevoli alla salute, a migliorare le competenze per la salute, nonché a incentivare ulteriori fattori di protezione e ridurre i fattori di rischio.
La prevenzione secondaria
si concentra sulla diagnosi e sull’intervento precoci in caso di rischio concreto e/o di primi segnali di una malattia, e si concentra su singoli gruppi a rischio.
La prevenzione terziaria
mira a evitare la cronicizzazione, i danni secondari e a migliorare la qualità di vita nelle persone già colpite dalla malattia.
In che modo la prevenzione può aiutarci a migliorare la qualità della nostra vita?
Viviamo in un Paese in cui la qualità di vita è molto elevata, essenzialmente grazie all’eccellente sistema sanitario.
Tuttavia in Svizzera 2,2 milioni di persone soffrono di malattie croniche, che rappresentano già oggi l’80 per cento circa dei costi sanitari.
Con il crescente invecchiamento della popolazione, nei prossimi anni e decenni le malattie non trasmissibili quali il cancro, il diabete, le malattie cardiocircolatorie e la demenza aumenteranno ulteriormente.
Urgono pertanto soluzioni che permettano di salvaguardare la qualità di vita nella vecchiaia e arginare al contempo efficacemente la crescita dei costi della salute.
Un contributo decisivo può venire dalla promozione della salute e dalla prevenzione.
Circa la metà delle malattie non trasmissibili dipendono dallo stile di vita individuale.
Chi pratica regolarmente un’attività fisica, si nutre in modo equilibrato, rinuncia al fumo e non beve alcol in quantità eccessiva ha buone possibilità di rimanere in salute a lungo.
BMI
La sigla BMI designa l’indice di massa corporea, dall’inglese body mass index. È stato studiato per valutare negli adulti i rischi correlati al sovrappeso e all’obesità.
I criteri per la sua interpretazione sono forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è però importante sottolineare come abbiano una valenza statistica, soprattutto nel caso di atleti o di persone anziane.
Come funziona il BMI?
Il BMI si determina grazie a un semplice calcolo. Per farlo occorrono due dati, il peso e l’altezza dell’individuo in esame. Si procede dividendo il peso espresso in chilogrammi (kg) per l’altezza al quadrato espressa in metri (m).
I risultati sono così classificati:
BMI
- Inferiore a 18,5 = sottopeso
- 18,5 – 24,9 = normopeso
- 25 – 29,9 = sovrappeso
- 30 e oltre – obesità
- 40 e oltre = obesità estrema
Fonte: IRCCS Humanitas Research Hospital
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- Inferiore a 18,5 = sottopeso
- 18,5 – 24,9 = normopeso
- 25 – 29,9 = sovrappeso
- 30 e oltre – obesità
- 40 e oltre = obesità estrema
Fonte: IRCCS Humanitas Research Hospital
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